Il Pescara di Zeman: una stagione tanto delirante quanto impossibile da ripetere

Era la fine del mese di agosto e il Pescara deve recarsi al Bentegodi di Verona per il debutto nel campionato cadetto proprio contro l’Hellas. Il titolare in attacco sarebbe dovuto essere Riccardo Maniero, cresciuto nelle giovanili della Juve, invece Zeman, per ragioni disciplinari, lo spedisce dritto in tribuna e punta tutto, un po’ come chi ama il bingo online, su Ciro Immobile.

Il miglior marcatore nella storia della Lazio, anch’egli con un trascorso tra le fila della Primavera della Juventus, si deve rilanciare, visto che nella stagione precedente segna solamente due gol in una ventina di presenza. La trasferta di Verona è la sua grande occasione e Ciro la sfrutta alla grande, siglando la rete del vantaggio nella vittoria del Pescara e dando il via a una delle squadre più iconiche del decennio.

Le caratteristiche del Pescara di Zeman

Impossibile non accorgersi di come il Pescara di Zeman sia in grado di praticare un calcio estremamente rapido e divertente, fatto di tante verticalizzazione e sovrapposizioni, oltre che numerosi tagli che fanno completamente ammattire le difese avversarie. Il risultato a fine anno è di quelli pazzeschi e impossibili da dimenticare, dato che la squadra abruzzese segna 90 gol in 42 match, il secondo miglior attacco di tutti i tempi della cadetteria.

Purtroppo, però, per il Pescara rimarrà una stagione anche segnata da tante tragedie, come ad esempio il decesso di Piermario Morosini proprio sul campo “Adriatico”, oltre che la morte di Franco Mancini, uno dei principali collaboratori di Zeman, che ha scritto la storia del Foggia proprio quando il boemo allenava la compagine pugliese.

Il trio tutto divertimento ed estro

Il Pescara, però, quell’anno è stato trascinato da un trio di giovani talenti italiani che poi si affermeranno praticamente in tutto il Vecchio Continente. Stiamo parlando, per chi non l’avesse ancora capito, di Lorenzo Insigne, Ciro Immobile e Marco Verratti. Se a quell’epoca erano solamente ventenni di belle speranze, la scorsa estate si sono laureati campioni d’Europa con la casacca della Nazionale.

La stagione 2011/2012 si prospetta particolarmente complicata per il Pescara, dal momento che il livello del campionato cadetto è davvero molto alto. Se il Padova è senz’altro la squadra da battere, dato che si è rinforzata e non poco con l’arrivo di vari giocatori in grado di “spostare” una stagione, anche la Sampdoria non è da meno, retrocessa dalla Serie A nella stagione precedente in modo abbastanza clamoroso.

Certo, diventa difficile collocare il Pescara tra le compagini favorite, anche per via della presenza del Torino, allenato da Ventura, e dal Sassuolo, altra rosa di spicco in cadetteria. Eppure, fin dalle prime giornate si può facilmente intuire come la compagine allenata dal tecnico boemo possa davvero rappresentare la classica mina vagante.

Non è un caso che ad ottobre il Pescara si ritrovi già in posizioni molto alte della classifica, sconfiggendo in trasferta il Brescia e poi demolendo l’Ascoli con quattro gol in casa. Proprio quest’ultimo match si può definire come la testimonianza perfetta e vivente del calcio da sempre voluto e praticato da parte di Zeman, sia in riferimento ai difetti che ai pregi.

Ed ecco finalmente che si può ammirare la giocata che tanto diventerà celebre anche nel Napoli, ovvero il filtrante a rientrare da parte di Lorenzo Insigne, per premiare l’inserimento dell’ala che si inserisce in area dalla parte opposta. Una mossa, quella di Zeman, che premiava i continui tagli di Marco Sansovini. È stato senza ombra di dubbio il primo giocatore che offriva quel tipo di opzione a Insigne. E, tra l’altro, non ci vuole molto a notare come Sansovini sia diventato, nel corso degli anni, una vera e propria leggenda della compagine biancoazzurra.